GIUSEPPINA MULINACCI
[1895 – 1987]
Giuseppina Mulinacci nacque a Firenze il 4 marzo 1895 e venne battezzata il 10 dello stesso mese. Era la più piccola dei 5 figli di Giovanni Mulinacci e Ermellina Piacenti. Dal 1906, frequentò l’educandato presso le Suore Mantellate di Firenze, conseguendo il diploma di insegnante elementare. Si dedicò all’apostolato parrocchiale e si iscrisse alla Gioventù femminile di Azione Cattolica.
Nell’ottobre del 1939, in cerca di un confessore, si recò nella Chiesa di San Paolino della sua città, tenuta dai Padri Carmelitani, dove ebbe il primo incontro con Padre Luigi dell’Immacolata che notò subito in lei una solida formazione spirituale e un senso di equilibrio unito ad una buona cultura.
In quegli anni, Giuseppina si sentiva attratta dal Carmelo e desiderava entrare fra le claustrali di quell’Ordine e, il 12 marzo 1944 fu, di fatto, accolta nel monastero delle Carmelitane di Arezzo. Con la stessa determinazione con cui aveva voluta entrare in quel tipo di vita, lo lascerà, tuttavia, pochi mesi dopo, il 23 dicembre 1944, nonostante fosse stata accolta con tante speranze da parte di tutto il Monastero.
Da parte sua, pur essendosi trovata molto bene anch’ella in quel monastero che non dimenticherà mai, ne uscì dopo aver capito che il Signore la chiamava a vivere la stessa vocazione carmelitano teresiana sulle strade della società.
Nel frattempo, il suo padre spirituale, Padre Luigi dell’Immacolata, nel 1941 era stato incaricato di progettare ed erigere un Collegio Apostolico presso il Santuario Carmelitano della “Madonnina” di Capannori (Lucca). Un compito di formazione per giovani leve che gli fece pensare all’opportunità di un movimento apostolico femminile che affiancasse quello sacerdotale nell’ambito della stessa famiglia carmelitana. Quando, quindi, Giuseppina lasciò il Carmelo di Arezzo le parlò di questo suo progetto che, anche a lei sembrò provvidenziale e rispondente alla misteriosa chiamata che sentiva: consacrarsi, da secolari, ad aiutare le vocazioni e il Carmelo sulle vie della società.
Seguita, dunque, dalla sorella Ada, le due sorelle Mulinacci vendettero la loro villetta di Firenze e, con il ricavato, fu costruito l’Ospizio “S. Giuseppe”, prima sede dell’Istituto che nascerà poco dopo. Qui, infatti, il 17 luglio 1947, Giuseppina e la sorella Ada iniziarono una vita di cooperazione alle necessità del Collegio e, l’8 dicembre successivo, venne formulato anche un Regolamento approvato dal Superiore Provinciale dei Carmelitani Scalzi di Toscana. La nuova famiglia dell’Unione Carmelitana Teresiana iniziava così con le tre che sarebbero state sempre considerate le pioniere: Giuseppina, come cofondatrice, Ada, sua sorella, e Mara Susini, anch’ella di Firenze.
La caratteristica della secolarità presente nella mente di Padre Luigi e Giuseppina andrà delineandosi sempre più chiaramente anche alla luce del documento ecclesiale “Provida Mater” con il quale Pio XII sanciva il riconoscimento di questa nuova consacrazione, proprio mentre stava nascendo l’Unione Carmelitana Teresiana.
L’ideale dell’Istituto si concretizzò soprattutto come presenza materna accanto ai giovani aspiranti carmelitani e di aiuto materiale e spirituale ai Padri dello stesso Ordine. Eletta “Moderatrice Generale” nell’agosto del 1954, Giuseppina ricoprì l’incarico fino all’agosto del 1975, quando, per ragioni di età, lasciò la direzione, pur rimanendo la Sorella Maggiore.
Dopo una lunga vita di presenza feconda accanto a tutte le Sorelle dell’Istituto, all’età di 92 anni, morì serenamente, nella sede dell’Istituto di Capannori (Lu), il 27 febbraio 1987.
Le “impressioni” e i ricordi di Mara Susini, uno dei primi membri, in ordine di tempo, presenti agli albori dell’UCT (1947). Fiorentina come il Padre Fondatore e la “Sorella Maggiore” insieme alla sorella Ada M., costruiranno il primo nucleo dell’Istituto. Di lei, dunque, trascriviamo alcuni ricordi di vita con la Sorella Maggiore e l’impatto con le prime difficoltà di “una casa” da tirare su.
“Parlando di Giuseppina così si esprime: “Nella mia esperienza di vita con la Sorella Maggiore, quello che mi ha colpito maggiormente è la sua virtù e, in particolare il dono della fortezza. In lei era possibile vedere la donna forte della Bibbia. È stata forte nelle vicissitudini di famiglia, nella quale era sostegno, quasi preparazione di una nuova famiglia che il Signore le avrebbe affidata, lasciando, così, le sue abitudini da benestante per le ristrettezze che si presentano ad ogni inizio (nell’affrontare l’inizio dell’Istituto, sia pure guidata ed appoggiata dal Padre). Aveva detto il suo “sì” con quella fortezza tipica di chi si abbandona al suo Signore, con fede pura e amorosa.
Ripensando a quei primi momenti, rivedo la casa – culla del nascente Istituto – addirittura senza porte, chiusa solo da tavole provvisorie e Giuseppina che andava sempre frettolosa verso la cucina o il guardaroba dei Seminaristi per dare il suo aiuto e il suo incoraggiamento. Inoltre, riconosco la sua fortezza nell’accettare le tante difficoltà che sono comuni nell’intraprendere ogni opera voluta da Dio, ma anche alla crescita dell’Istituto stesso.
Fu forte nella guida di coloro che esprimevano il desiderio di appartenervi. Voleva serietà di vita, fermezza di volontà per attuare il disegno di Dio su ciascuna. Si dimostrò disponibile alla Volontà di Dio, accettando con piena consapevolezza la sua malattia che, pur nella sua gravità, tenne nascosta fra sé e il Signore, offrendo la sofferenza per il bene dell’Istituto.”