P. Luigi era nato a Firenze il 2 aprile 1911 da Giovanni e da Manecchi Emma. Sua madre, secondo quanto gli ebbe a confidare più tardi, lo fece battezzare col nome di Guido perché sentiva ch’egli era chiamato alla missione di guida e di orientamento. Aveva intuito bene perché prima di entrare al Carmelo egli fu, nella sua parrocchia fiorentina di Sant’Ilario a Colombaia, dopo essere stato egli stesso Aspirante e giovane di Azione Cattolica, Delegato degli Aspiranti e guida del movimento Scout nel Rep. Firenze 9. il parroco Don Gino Ferretti, con il quale collaboro ancor più strettamente durante l’ultimo anno che precedette l’entrata al Carmelo, scrisse di lui, in occasione della sua prima messa, parole che testimoniano delle sue capacità e della sua dedizione nell’apostolato attivo d’ogni tipo, ma soprattutto giovanile.
Nel frattempo aveva frequentato l’Istituto d’Arte e, dopo brillanti risultati premi e medaglie, aveva conseguito il diploma che lo abilitava all’insegnamento delle materie artistiche nelle scuole medie. Tra i suoi compagni ebbe gli architetti Saccardi e Pastorini che l'aiutarono in seguito a realizzare varie opere, lo scultore Antonio Berti autore della statua della Madonna che si trova sulla cupola del Santuario e, se non erro, lo stesso fumettista Jacovitti.
A vent’anni, tuttavia, benché le pressioni del Parroco e della stessa sua famiglia tendessero ad orientarlo all’apostolato attivo in cui si era dimostrato capace e zelante, egli si sente spinto ad entrare tra i Carmelitani Teresiani che ha conosciuto attraverso P. Andrea, Assistente Diocesano degli Esploratori Cattolici e P. Ludovico. Che si trattasse di una spinta superiore cui non poteva opporsi, nonostante sentisse forte l’attrattiva per l’avventura missionaria e fosse trattenuto dal bisogno di una sorella che, senza di lui sarebbe restata sola, lo dimostra anche ciò che, alla vigilia della sua entrata nel noviziato di Arcetri, sulle colline fiorentine, confida ad un suo amico che l’ha preceduto al Carmelo. Uno dei ragazzi del suo gruppo giovanile e gravemente ammalato ed Egli, a soli venti anni, se ne sente responsabile come un padre che non può abbandonare il suo figlioletto. Così scrive, dall’Ospedale di Firenze, a Fra’ Stefano Antolini: «E’ dall’Ospedale di S. Maria Nuova (ove un mio piccolo aspirante, tanto buono, tanto caro è alla fine delle sue terribili sofferenze) che io ti scrivo. E mentre avrei desiderato dirti tante belle e care cose inerenti alla mia concessa entrata nel Carmelo mi sento ora incapace di pensare e di riferire. Domani sabato andrò ad Arcetri; 24 ore sole mi separano, ma mentre prima io desideravo ardentemente il giungere di questo giorno adesso vorrei poterlo rimandare. Non so come potrò lasciare questa creatura che soffre eroicamente i più atroci dolori e la famiglia che in questo momento ha sì bisogno di consolazione. Non ho mai desiderato tanto quanto ora di esser vicino a chi soffre, a chi muore. O, misericordioso Signore quanto grande è la consolazione che mi hai procurato, con questo acerbo dolore!
Nonostante tutto, il 14 dicembre 1931, entra in noviziato e, il 27 dicembre dell’anno successivo, emette i primi voti. Dopo i regolari studi filosofico-teologici nel Convento di S. Paolino a Firenze, il 3 luglio 1938, viene ordinato sacerdote dal Cardinal Raffaello Carlo Rossi O.C.D.
Padre Luigi dell’Immacolata, membro della Provincia Toscana dei Carmelitani Teresiani, lasciava questa terra il 27 dicembre 1983, cinquantunesimo anniversario della sua professione religiosa. Erano circa le undici del mattino, quand’egli, consumate ormai tutte le energie, spirava dolcemente in un letto del reparto cardiologico dell’Ospedale di Lucca dov’era stato ricoverato una decina di giorni prima. Intorno a lui alcuni confratelli e varie delle sue figlie accorse anche da lontano.
Sua Eccellenza Mons. Giuliano Agresti, Arcivescovo di Lucca, che gli aveva amministrato il sacramento dell’unzione degli infermi il 22 dicembre, all’omelia delle esequie, cominciava così: «Lodiamo il Signore quando una vita e una morte sigilla la profezia: “la morte sarà eliminata nella lucentezza della vita beatitudinale”. E se, stasera, dentro il cuore, con verità, più che una pena io provo una interiore letizia, è perché nella morte di P. Luigi ho sentito che la morte era eliminata e la vita beatitudinale, la poteva far chiamare giorno di Natale. incontratolo nel momento più grave della sua malattia, ho potuto con lui parlare a lungo. E continuava più avanti: «Dio è grande negli uomini. Misteriosamente. E li purifica, li eleva, li distacca e li conduce finché possono mostrare un lume della sua totale vittoria su questa terra. Così mi pare che fosse P. Luigi. Egli mi disse prima di morire: “due cose io lascio: l’Unione Carmelitana Teresiana e il Santuario per cui ho lavorato per tutta la vita”. E sono come il segno di quello che aveva insegnato a lui il Signore. La contemplazione apostolica, il senso della fede e della gloria di Dio attraverso la dolcezza della Madonna del Carmelo».
– Da “Un Cuor Solo”, Introduzione di Bruno Moriconi, O.C.D.
Testamento Del Padre Fondatore
5-7-1963, Capannori
Sorelle care,
Se un giorno fosse a voi consegnato questo foglietto, io non dovrei essere più su questa terra. Vi dica, quando leggerete, perché volli prepararmi nel silenzio a quella S. Messa giubilare nella quale potei farmi più ostia con Gesù per la salvezza delle vostre anime e della nostra cara Unione. Non è un gran dono, perché poco vale la mia vita, ma è quello che ho, e molto dà colui che dà tutto quello che ha e che dà con tutto l’amore di cui è capace.
Sulle nostre incapacità e miserie si stenda il velo della dolce misericordia di Gesù e ci conduce un giorno a ritrovarci in cielo in un eterno afflato di carità.
Se un ricordo devo lasciarvi non può essere che quello di Gesù: amatevi le une le altre e vorrei soggiungere come io oggi vi ho amate. “Nessuno ama di più di chi dona la vita per coloro che ama”. Pregate poi sempre per me, la vostra preghiera sarà la riconoscenza migliore. Poi perdonatemi tutto, tutto.
P.L.